E’ arrivato anche quest’anno il giorno della pedalata RHXDue con Contador… più che insieme diciamo meglio con la presenza di Contador. Stavolta però decidiamo di non aspettare la partenza di massa con Alberto ma di anticipare i tempi per cui arriviamo ad Aprica in auto, ritiriamo i nostri bei pettorali e ritorniamo ad Edolo da dove partiamo alla volta di Monno in bici. Infatti siamo praticamente i primi ad iniziare la salita al bivio presidiato dalla polizia municipale e chiuso al traffico veicolare. Come entriamo nell’abitato di Monno sopraggiungono i primi ciclisti con cui cominciano le prime chiacchere rivolte soprattutto alla magnifica e già calda mattinata al contrario della scalata di ieri al Gavia accompagnata da nebbia e lieve pioggia. Usciti dal paese inizia il primo tratto impegnativo (di cui ho ancora un ricordo preciso) alla fine del quale si intravede il primo tornante a dx. della classica strada verso il Mortirolo mentre proprio di fronte parte una stretta lingua asfaltata che subito mostra pendenze ben diverse… si tratta della DRITTA, l’inedita durissima variante di cui ho letto e saputo solo pochi giorni fa! L’amico Maurizio aveva proposto di evitarla (essendo stata descritta con una pendenza max. del 25%) ma alla domanda che mi pone proprio all’altezza del bivio gli rispondo d’istinto: ‘’proviamo’’… un po’ timoroso seppur fiducioso ma soprattutto completamente ignaro di quello che ci aspetta. Al primo strappo segue un leggero falsopiano che illude... un secondo già parecchio impegnativo prelude, dopo una semicurva, ad un lungo ed estenuante muro in cui devo dare tutto . Un breve attimo di tregua (siamo cmq intorno al 12-14%) e si para davanti un altro muro troppo ravvicinato… tutto diventa di colpo tremendamente complicato. Non è possibile salire a zigzag per non bloccare coloro che stanno dietro, la frequenza di pedalata possibile sembra non smuovere più la bici se non di centimetri, il respiro quasi da apnea si mescola a quello altrettanto affannato di chi lentissimamente mi affianca prima di superarmi, tento di alzarmi un poco sui pedali perchè fatico a ‘tenere’ la bici… gli occhiali sono ormai appannati e devo rimanere concentratissimo per rimanere su questo stretto corridoio d’asfalto che sale sempre più aspramente. Mi chiedo se vale la pena soffrire così e mi preparo mentalmente alla resa… affianco un ciclista che già sale a piedi, anche un secondo davanti a me si arrende ed è un attimo… penso solo a come staccare la scarpa dal pedale e mi fermo. Mi guardo indietro e mi rendo perfettamente conto della pendenza della strada, poi scatto alcune foto, scambio due battute con un compagno d’avventura e risalgo, bici a mano e faticosamente, i pochi metri che rimangono per giungere al culmine di questo durissimo tratto. Qui riesco a ripartire ma è subito ‘nuovamente’ dura… la strada si impenna di nuovo con pendenze estreme e devo dare subito fondo a tutte le energie rimaste. Vedo in lontananza alcuni ciclisti arrancare lentamente sui pedali e mi faccio ulteriore coraggio, giungo anche in cima a questo strappo supponendo che sia l’ultimo e fatidico al 25% ma purtroppo non è come speravo. Mi appare di fronte un ennesimo micidiale drittone che sembra terminare accanto ad una baita, ma sento che non ho la forza fisica e mentale di affrontarlo, proseguo cmq in un ultimo disperato tentativo di farcela fino a che sono costretto a mollare una seconda volta. Alcuni spettatori assiepati su uno spiazzo erboso mi ‘incoraggiano’ con: ‘’E’ dura salire in bici!’’ al che io rispondo allegramente: ‘’Beh sì, però dicono che sia tutta salute!’’. Chiedo e mi dicono che la salita è quasi finita ed infatti accanto alla baita la strada si ‘calma’ e dopo un ultimo leggero strappo si ricongiunge con la classica che sale da Monno. Mi aspetta finalmente un breve ma rilassante tratto in piano fino all’altezza del Ponte Palù dove mi fermo per dissetarmi, cosa impossibile durante la salita appena fatta, e alcuni ciclisti dietro di me, avendomi evidentemente visto confluire sulla strada principale dalla variante, si complimentano per la mia scelta coraggiosa. Ripenso così alla ‘Dritta’ e mi rendo conto che più che bestiale è una salita disumana. Salire al 18-20% (ovviamente sempre sapendo di dover soffrire) per tratti anche lunghi è possibile, ma oltre questa soglia diventa complicatissimo… si è al limite dell’equilibrio e viene a mancare la forza fisica di produrre energia per muovere le ruote. Io poi che sono abituato a salire seduto quando sento la MTB ‘tremare’ tra le mani mi rendo conto che sono vicino al limite! Mi restano gli ultimi 2 km. che so impegnativi ma che oggi non possono intimorirmi più di tanto ed infatti giungo ‘tranquillamente’ in cima al Mortirolo dove già molti cicloamatori sostano davanti al punto ristoro, fornito alla grande di bibite e vari stuzzichini sfiziosi. Dopo mezz’ora arriva Contador, disponibilissimo come sempre verso tutti (davvero una grande persona oltre che straordinario atleta) che alla fine saluta dando appuntamento all’anno prossimo. Io e Maurizio proseguiamo verso Trivigno lungo l’interminabile e abbastanza impegnativo falsopiano che ripaga in buona parte la fatica offrendo parecchi angoli altamente suggestivi da ogni dove… d’altronde si rimane costantemente tra i 1800 e 1900 m. di altitudine prima di scendere in una lunghissima discesa verso Aprica e proseguire fino ad Edolo dove termina la ns. giornata ciclistica. Abbiamo avuto il tempo a nostro favore, abbiamo visto Contador, abbiamo provato la tremenda ‘Dritta’, abbiamo ammirato le cime del gruppo Adamello, delle Orobie e del Bernina… e tutto questo in un solo giorno!
60 km. in 3h 49’.
[Modificato da pandicko 26/09/2014 18:47]