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CORRIERE DELLA SERA
16 dicembre 2005

E Gianpiero disse a Gianni: io sangue del tuo sangue
La consuetudine con Gnutti e il banchiere di Lodi in Hopa e quelle chiamate di Ricucci

Ma Giovanni Consorte, il re dell’Unipol e della finanza «rossa», nella squadra di Gianpiero Fiorani e dei «furbetti del quartierino», stava in panchina o era un titolare, una stella? L’inchiesta della Procura di Roma, prima ancora di accertare eventuali reati, sembra anzitutto consegnare al top manager della compagnia di Via Stalingrado un ruolo centrale, ben diverso da quello un po’ collaterale fin qui assegnatogli spesso dalla giovane storiografia delle Opa estive. Che per Consorte il «capitano» Fiorani avrebbe messo la mano sul fuoco l’ha già dimostrato il prestitone da 4 milioni di euro senza garanzie concesso nel giro di 24 ore fra Natale e Capodanno del 2004. Un’operazione che fonti vicine a Consorte avevano definito «personale, lineare, regolare e corretta», ma che invece secondo gli ispettori di Bankitalia presentava «caratteri di irregolarità». In fondo però un maxi-fido così, oltre a garantire a chi lo ha ricevuto plusvalenze da 1,6 milioni, può testimoniare fiducia e amicizia. Non ancora un ruolo da protagonista nell’intensa stagione della «Bicamerale della finanza», come è stato battezzato il gran concerto scandito dalle Opa su Antonveneta e Bnl e dalla scalata a Rcs MediaGroup e nel quale hanno suonato musicisti così diversi fra loro come Fiorani, gli immobiliaristi romani, finanzieri bresciani come Emilio Gnutti e, appunto, l’Unipol.
All’interno della vasta ed eterogenea orchestra quasi tutti sono conoscenti, molti sono amici di giornata che partecipano a un’appassionante «gita in banca», alcuni sono vecchi amici e soci d’affari. Fra questi spiccano Fiorani, Gnutti e Consorte. Un terzetto che siede in un salotto arredato tempo fa con cura e mobili d’epoca e che ora, travolto dal ciclone giudiziario, rischia di doversi smantellare con una liquidazione volontaria: la finanziaria bresciana Hopa. Tutti e tre sono soci. Gnutti è presidente, Consorte vice, Fiorani siede nel board.
Un terzetto che ragiona perfino con appassionato senso della solidarietà reciproca. Lo testimonia per esempio una delle tante telefonate intercettate che hanno rappresentato la «congiura dei furbetti». Gli immobiliaristi romani impegnati nella scalata alla Bnl e che cederanno le azioni all’Unipol, nella fase delle trattative con Consorte a un certo punto «vogliono troppo». Lo sostiene il 3 luglio Fiorani parlando con Gnutti. Dice il banchiere di Lodi che si fa fatica a dar torto a Gianni (Consorte). E Gnutti: «Se c’è bisogno di aiutare Gianni non c’è problema». E Fiorani conclude: prima bisogna chiudere la vicenda Antonveneta, «dopo di che salderanno Bnl».
E Consorte non si tira certo indietro quando si tratta di dare man forte a Gianpiero. Telefonata del 29 giugno. Fiorani parla al patron dell’Unipol perché c’è da fare una operazione delicata. La Earchimede, subholding di Hopa presieduta da Gnutti e che ha tra i soci il trio al completo, deve comprare dalla Lodi alcune partecipazioni di minoranza per far quadrare conti e patrimoni. Oddio, comprare non è forse la parola esatta. Fiorani il 29 giugno dice a Consorte: «Oggi c’è un consiglio Earchimede e tu hai un consigliere e un sindaco. Loro deliberano, diciamo temporaneamente con la T maiuscola, l’acquisto di partecipazioni nostre. Con lo scopo di fare un’operazione diciamo così di...». Consorte: «Ho già capito». E il banchiere: «Hai già capito!». Insomma, l’intesa è splendida e non ha bisogno di altre parole. Anche se Consorte ha in seguito affermato di non aver telefonato al «suo uomo» in Earchimede e che quest’ultimo non aveva partecipato al board.
Il banchiere di Lodi non ha del resto riserve. Il 19 luglio dice a Consorte: «Gianni, mi sento sangue del tuo sangue, sai che sono sempre disponibile e lavoro anche un po’ sott’acqua come tu hai capito bene». E dimostra di non temere obiezioni quando, parlando sempre con «Chicco» il bresciano, propone il 23 luglio di «estendere anche a Unipol» il patto da ammettere formalmente per l’assalto all’Antonveneta. Poi l’allargamento non c’è stato. Ma tutto si svolge nel quadro, descritto dai magistrati, di «accordi riservati in ordine a entrambe le scalate bancarie», provato in particolare da una conference call del 15 luglio sulla scalata a Bnl. Il cast è il solito: Fiorani, Gnutti, Stefano Ricucci e altri. Consorte non c’è, Gnutti parla anche di un documento segreto e, nello stesso giorno, dice a un dirigente Antonveneta che prenderanno il 5% di Bnl e lo faranno per Gianni (Consorte) perché nel progettone finale giustificheranno industrialmente l’operazione. Un paio di giorni dopo è Ricucci a telefonare al manager «rosso». E gli chiede un posto nel consiglio della futura Bnl-Unipol.
Il «trio padano» si muove concorde e ha radici estese. Consorte e Gnutti si conoscono a Mantova nel consiglio della Bam, poi il «Cuccia di Via Stalingrado» lo ha seguito nella maxi-Opa a Telecom. Alla strana coppia si unisce presto Fiorani. E insieme costruiscono un network di partecipazioni che al centro ha la Hopa. Una vera bicamerale degli affari, visto che ha fra i soci anche il gruppo di Silvio Berlusconi. Una cassaforte, diventata un problema. Una squadra ormai da serie B.
Sergio Bocconi



INES TABUSSO