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CORRIERE DELLA SERA
28 febbraio 2006
Al telefono di casa, a Milano, risponde Dario Fo: «Contento? Nooo, per carità... È una tempesta improvvisa». La «tempesta» cui si riferisce il premio Nobel è l’ufficializzazione della candidatura della moglie, Franca Rame. Con Di Pietro. L’idea è stata di Leoluca Orlando, che le ha fatto arrivare un invito via email firmato anche dall’ex leader di Mani pulite. «Lì per lì - racconta la Rame - sono rimasta interdetta. Dario era anche contrario, si vedeva già ogni settimana su un aereo Milano-Roma. Poi, però, ho consultato i nostri amici: persone umili, ma anche intellettuali, giornalisti, artisti. Ed era un coro unanime di: sì, vai, prova. Così ho deciso di lanciarmi. Nella mia vita ho intrapreso tante cose impossibili...».
Franca Rame è da sempre un’icona della sinistra radicale: gli spettacoli teatrali impegnati negli anni ’60; il racconto, nel 1978, dello stupro subìto cinque anni prima; l’impegno con «Soccorso Rosso», l’organizzazione di aiuto ai disoccupati e ai detenuti non solo politici. Con una storia personale di questo tipo sarebbe stata più naturale una candidatura in un partito di sinistra, come Rifondazione, no? «La verità è che Rifondazione non me l’ha chiesto. Me l’hanno chiesto, invece, Di Pietro e Orlando, e ciò mi onora. Il perché della non-offerta non va domandato a me, dunque, ma a Rifondazione. Sono considerata di sinistra, ma se non hai altre possibilità che fai? E poi Tangentopoli è un periodo che ha dato speranza all’Italia e a Milano. Lo rivendico». Perciò, in lista con Di Pietro, al Senato: Lombardia ed Emilia Romagna.
Sulla scelta pesa, evidentemente, anche l’esperienza delle primarie a Milano, che ha lasciato della ruggine tra la coppia Fo-Rame e il Prc. Spiega Dario Fo: «Nelle primarie milanesi il casino l’ha combinato il segretario locale del Prc, che se l’è presa con il gruppo che mi sosteneva. Pensava, sbagliando, che volessimo farlo fuori».
Franca Rame racconta di essersi consultata, tra i tanti, «anche con Paolo Flores d’Arcais, Marco Travaglio, Pancho Pardi e Beppe Grillo. E tutti mi hanno spinto ad accettare. Insomma, ho capito che in quest’avventura non sarei stata sola. Poi c’era da rispondere allo schiaffo delle liste civiche: uno scempio per chi sperava, nauseato dai partiti, in una ventata d’aria fresca nel centrosinistra». Ancora frastornata, ammette: «Io senatrice? Mi viene da ridere... Non so quanti voti prenderò, ma dovevo far qualcosa contro Berlusconi. Mentre oggi (ieri, ndr ) firmavo per la candidatura mi tremavano le mani. La prima cosa che farò se eletta? Usare i 17mila euro di stipendio per mettere in piedi una struttura che indaghi sugli sprechi pubblici».
Leoluca Orlando, ieri, l’ha ringraziata: «È un’ulteriore prova della sua passione civile. Quando con Di Pietro abbiamo unito le nostre energie per creare il "partito delle primarie" volevamo dare un segnale di apertura alla società civile».

Angela Frenda



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