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INCONTRI
Notizie quotidiane dal meeting di CL a Rimini
21 agosto 2006
Un’amicizia (co)operativa

Non profit: grande sintonia tra Vignali, Tassinari (Coop), Azzi (Federcasse) e Ramazza (Obiettivo lavoro)

Il presidente della Cdo: “Siamo tutti mossi da un ideale. E chi ha un ideale può occuparsi meglio anche di interessi”.
Tassinari: “Nemmeno oggi rinnego l’operazione Unipol. E voi siete stati gli unici a difenderci dall’attacco mediatico”


Cosa ha in comune la Compagnia
delle Opere con la Coop, piuttosto
che con le Banche di credito cooperativo?
Il muoversi per un ideale.
“Chi ha un ideale può occuparsi anche
di interessi, non solo del parco
giochi” spiega Raffaello Vignali,
presidente della Cdo. “Anzi, ci sentiamo
più tutelati da chi ha un’ideale”.
Una passione per l’uomo, inteso
come soggetto non isolato da un
contesto di rapporti sociali; una persona
che ha bisogno di lavorare per
realizzarsi e scoprire il senso della
propria vita. Questo ha messo insieme
i relatori, che ieri nella sala D2
del Meeting si sono confrontati sul
tema “Il valore della Cooperazione”.
Vignali ha presieduto l’incontro:
Alla sua sinistra il presidente di
Coop Italia, Vincenzo Tassinari; alla
sua destra Alessandro Azzi, leader
della Federazione italiana Banche di
credito cooperativo. Con loro anche
Alessandro Ramazza, responsabile
di Obiettivo lavoro, agenzia per il
lavoro nata dalla collaborazione tra
Cdo, Confcooperative e Legacoop.
Per le cooperative, tra Bancopoli e
campagna elettorale “al vetriolo”, è
stato un anno difficile. Nei confronti
dell’esperienza mutualistica i mass
media del “pensiero unico” hanno
condotto una duro attacco che li accusava
di nascondere, dietro a grandi
ideali, interessi propri. È stato il
caso della Coop quando ha tentato di
scalare la Bnl attraverso Unipol.
“L’unica voce che si è levata in nostra
difesa è stata quella di Raffaello
Vignali”, ha riconosciuto pubblicamente
Tassinari. Proprio perché ideali
e interessi non sono necessariamente
in conflitto. E allora,
qual’è il valore della cooperazione?
Per rispondere a questa domanda
è necessario comprendere quale sia
il contributo che una struttura cooperativa
offre alla vita sociale e civile
di tutti i giorni. Come ha suggerito
Alessandro Azzi, tale contributo si
esplica in una cultura impostata sul
“darsi da fare” per sé stessi e per gli
altri, in una forma di collaborazione
che sappia mettere al centro la persona
e i suoi bisogni. Ciò dà vita a
un sistema di enti e imprese radicato
in un determinato territorio. Riprendendo
poi le parole di Alessandro
Ramazza, una mentalità cooperativa
tende sempre ad allargare il proprio
raggio d’azione, fino a “internazionalizzare”
il servizio proposto per rispondere
su vasta scala alle esigenze
dell’individuo. “E’ indispensabile
– ha chiarito infine Vincenzo Tassinari
– che una cooperativa espanda
la propria attività in nuovi settori economici,
nel tentativo di influenzarli,
non solo per migliorarne il sistema
secondo le necessità dei consumatori,
ma anche per stare al passo
coi tempi ed evitare così un inevitabile
declino”. Ecco dunque spiegata
la straordinaria longevità delle ormai
centenarie realtà cooperative italiane
e del loro costituirsi in capillari
reti mutualistiche per affrontare
adeguatamente problemi sempre
nuovi.
Proprio il concetto di rete è stato
utilizzato da Vignali come sintesi
del fenomeno cooperativo: reti radicate,
integrate ed efficienti, secondo
le tre dimensioni elencate da Azzi.
Reti in cui le migliori intelligenze
produttive sono messe al servizio
del consumatore, ha aggiunto Tassinari.
Reti in cui il fattore decisivo è
la persona e il suo “fare insieme”,
come ha detto Ramazza.
Il motto di Chesterton, citato in
conclusione da Vignali, riassume in
sé tutto il valore di un’amicizia cooperativa:
“Uno più uno non fa due,
ma duemila volte uno”

Giovanni Paolo Cantoni








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